giovedì 29 settembre 2011

Il lambic è come gli Slayer

Per anni ho schifato gli Slayer. Non è che realmente ci fosse qualcosa che non andasse in loro, ma semplicemente non mi piacevano. Ho voluto vederci qualcosa nella loro musica che non c'era. Pensavo che nei loro testi avrei trovato una sottile critica del pensiero moderno, ma niente... Loro continuavano con la loro musica selvaggia e le loro farneticazioni pseudo sataniste. Stessa cosa per i lambic. Ma sarà birra quella? Non c'è amaro, puzza di stalla e non ti ubriaca neanche in dosi massicce. Pensavo fosse birra, invece il lambic è lambic e non è amaro e puzza di stalla. Alla fine ho ceduto: adoro gli Slayer e mi bevo pure le birre acide. Sono piacevoli? Non saprei, però ti prendono...

sabato 24 settembre 2011

Beerporn

Ritrovarsi alle 10 di mattina in negozio e guardare del porno, con la possibilità che un cliente entri e si accorga dei mugolii di piacere. Ma non si tratta di procaci pornostar, bensì di fortunati beer geek dall'altra parte del mondo che si "fanno" il sogno erotico proibito, lasciandoti con la certezza che tu non l'avrai mai.
Aveva ragione quel simpatico spilungone di Anthony Bourdain, che in una puntata del suo no reservation, aveva descritto come pornografico il nostro approcio alle trasmissioni di cucina. Siamo un branco di guardoni, godiamo nel vedere altri cucinare e magnare, la nostra soddisfazione nasce dall'assaporare virtualmente quello che non potremo mai avere. Una volta leggevamo pornografia, ora siamo passati a beergeekomania, parafrasando Fight club, e non importa quanto stupido sia, noi tutti lo facciamo.
In un mondo in cui i tasting si fanno in live chat con gli amici vicini e lontani, blog culinari che affiorano da ogni dove e degustazioni su youtbe.com, la nostra fame/sete è visuale. Siamo ingordi di immagini, ci saziano i mmmmm e ooooooh di piacere a cui il conduttore di turno si lascia andare così come l'attore eiacula sulla vogliosa modella.
Poi esci per la presentazione di una nuova birra e alla fine ti resta la sensazione di aver trombato con tua moglie.

domenica 11 settembre 2011

How to fail to be a beer geek


Io ODIO i blog di birra, nella maggior parte dei casi sono vaneggiamenti di alienati più
interessati alle sostanze chimiche e alle tabelle sensoriali che ad una bevanda che affonda
le sue radici nella bevuta in quantità e nella convivialità. Ogni tanto ci si imbatte, però,
in pagine che ti inchiodano alla sedia e ti intrattengono per ore. Questo è il caso del blog
di Aaron (http://theviceblog.com/). Il beer geek ne resterà deluso: non troverà una fredda
autopsia della nostra bevanda preferita. La forza del suo blog è sempre stata la scrittura,
i torridi racconti di notti di sbronze e sesso, gli hangover del giorno dopo... una vita di
Bukowskiana memoria.
Poi un libro, anzi una guida, una guida all'autolesionismo, ma con quella candida leggerezza
e umorismo sconosciuti a Schopenhauer.
Qualche settimana fa mi chiede se ero interessato ad essere "il suo primo lettore non di
madrelingua inglese". Come dire di no? Questa è la conversazione che ne è seguita.

S: hai cominciato a scrivere per ricordarti cos'avevi bevuto la sera prima o hai cominciato
a bere per avere qualcosa di cui scrivere?

A: (ride). Scrivo da quando sono un ragazzino, ben prima che scoprissi la magia del "bere".
Bere mi ha reso uno scrittore migliore? Mmmmmmm... Non ne sono sicuro. Ma senz'altro ho
imparato molto e mi sono venute molte idee mentre bevevo. E a volte scrivo mentre bevo. Come
disse Hemingway: "scrivi da ubriaco, correggi da sobrio". Parole sagge.

S: quanto c'è di biografico nei racconti del Vice Blog e di "How to fail"?

A: Bret Easton Ellis una volta ha detto di scrivere "autobiografie emozionali". Sono
d'accordo con lui. Le storie nei miei racconti non sono necessariamente successe a me - anche
se qualcuna è capitata - ma mi sentivo come se lo fosse stato, e vivo (od ho vissuto) nel
mondo che descrivo.

S: qual'è la differenza tra il Vice blog e gli altri beer blog?

A: Ho cominciato perchè ero stufo di tutti quei coglioni là fuori che scrivono sempre le
stesse cose trite e ritrite sui loro blog. Feticizzare la birra ma ignorare la parte più
divertente: bere e ubriacarsi. E' come se avessero interamente sorvolato su questo fatto. A
me piace la birra buona, ma mi piace anche come la birra buona mi fa sentire (ubriaco).

S: C'è qualcosa in comune tra il blog e il libro? "How to fail" ne è il figlio o ha una vita
propria?

A: Direi che in un certo senso è suo nonno. Scrivere il Vice Blog mi ha insegnato che posso
scrivere della prosa accattivante - sono sempre stato uno sceneggiatore - e che io amo scrivere
prosa. E mi ha dato la confidenza per tentare un racconto. Quindi il blog e "How to fail"
sono parenti consaguinei in un certo senso.

S: Come ti ho già detto in precedenza, c'è un po' di Stu (protagonista del racconto NDA) in
ognuno di noi. Possiamo dire che c'è una morale in "How to fail"?

A: Sì, la morale c'è. Non ho cominciato a scrivere "How to fail" pensando che finisse con
una morale, ma alla fine è andata così. E il messaggio è di quelli semplici: "il successo
nella vita è semplicemente essere felici".

S: How to fail è stato autoprodotto. Hai scritto, corretto e fatto promozione per conto tuo.
E' così?

A: Tecnicamente non l'ho corretto io - l'ha fatto una donna di nome Amy Cianfrone - ma, sì,
sono stato il factotum del libro. L'ho scritto, ho aiutato a visualizzare il design del
libro (mia sorella Sarah è la designer), ho pianificato il mio tour di 30 bar in 30 giorni,
me ne sono uscito con il mio piano commerciale,mi sono comportato come se fossi il mio
agente... yeah, direi che ho indossato un bel po' di vesti. Anche il mio manager Craig T.
Wood mi ha aiutato, comunque. Ma il Goldfarb Team è decisamente piccolo!

S: perchè hai deciso di promuovere il libro davanti a degli ubriaconi molesti invece che a dei
colletti bianchi da libreria?

A: Anche da fan dei libri, trovo che apparizioni in libreria siano davvero noiose. Nessuno
sembra divertirsi, né l'autore, né il pubblico. Così ho deciso di cambiare le cose. Mi sono
immaginato che i lettori di "How to fail" si trovassero più facilmente nei bar che nelle
librerie. Avevo ragione? Non lo so, ma mi sono spaccato!!!

S: dimmi 3 autori e tre birre senza cui non potresti vivere

A: Ah! Questa è davvero dura. Ci sono così tanti bravi scrittori e così tante buone birre!!!
(ci pensa...) Birre: Goose Island Bourbon County Stout, The Bruery Black Tuesday, e direi
Kuhnhenn Fourth Dementia. Ma se me lo richiedi tra poco, potrebbero esserne altre.
Scrittori: direi Tom Wolfe, Hunter Thompson, e Cormac McCarthy. Ma ancora una volta,
potrebbero cambiare in base al giorno.

S: dove potrebbero gli italiani comprare "How to fail"?

A: Sai... Non sono sicuro di dove gli italiani potrebbero trovare "How to fail". E'
disponibile su Amazon americano, inglese e tedesco, ma non sono sicuro che questo possa
aiutare gli italiani. Che io sappia non è in nessuna libreria d'Italia. E di sicuro non è
ancora stato tradotto in italiano. Se c'è qualche editore là fuori che vuole i diritti per
la versione da tradurre in italiano, può beccarmi su aaron@aarongoldfarb.com e facciamo
l'affare! Secondo te agli italiani potrebbe piacere "How to fail"?

S: Sì. A me è piaciuto... Ok, ultima domanda. Una brutta domanda...Potresti aggiornare il
blog così mi tengo impegnato nelle ore di lavoro?

A: (ride) Farò del mio meglio! Ultimamente mi sono concentrato di più su
aarongoldfarb.com/blog. Però, non è divertente neanche la metà che scrivere sul Vice Blog.

Laboratorio di Luppolo

Parlare di luppolo oggi significa parlare della sua estensione: birra. Capire cos'è, come viene usato è essenziale per chi si vuole approciare alla "new school" birraria. Le birre didattiche di Mikkeller ci faranno da guida tra luppoli "nobili" e nuovi incroci, tra tradizione e sperimentazione. La degustazione si terrà sabato 17 settembre alle ore 19.00 presso il beershop. Il prezzo è di 5€ e comprende gli assaggi di tutte e 3 le birre, i posti sono limitati a 20. Se siete interessati, potete prenotarvi telefonando al 039.382084, o scrivendo a info@solobirra.com o su facebook.