lunedì 27 febbraio 2012

King of nothing

Una comparsata della durata di poche ore a Selezione Birra non le rende decisamente giustizia. Per questo motivo il mio report non può che essere lacunoso... Cominciamo dicendo che la birra che mi ha emozionato di più è la "Birra Madre" del brianzolissimo birrificio Menaresta. Intendiamoci: non è che proprio io mi strappi i capelli per le acide ma l'ho trovata così ben fatta, elegante ed equilibrata che non posso aggiungere altro. A seguire la Perle ai Porci, oyster stout di Birra del Borgo, servita dal cask. Visto che la inseguivo da un po', finalmente posso dire: "celo". Una Sveva di Grado Plato che, certo non è una novità, ma quando è in forma è in grado di farmi dimenticare di Tipopils per qualche istante. Stand particolare con spillatura direttemente da un motore. Bello (come al solito) anche quello della ticinese Bad Attitude, di cui sorseggio la Dude una aipiei forse un po' troppo caramellosa, ma pericolosamente easy to drink.

Veniamo alla questione delle classifiche: nella categoria birre luppolate di ispirazione angloamericane non è stato assegnato il primo posto. Il fatto è che la giuria non ha ritenuto degno nessuno, causa un  valore mediamente scarso dei prodotti presentati. Niente di male, ci mancherebbe, ma non capisco come possano esserci dei secondi e terzi classificati. Sono meno peggio dei non qualificati? Boh.  La mia mente intricata vorrebbe che il secondo diventi primo e il terzo secondo, la competizione fa riferimento alla birra "migliore" o - se volete - "meno peggio" dell'anno in corso. L'anno prossimo si ricomincia da capo e, a questo punto, speriamo si alzi il livello. Al sottoscritto non è mai capitato di vedere una competizione sportiva per un titolo assoluto in cui non ci sia un vincitore, ma tant'è...

Le mie congratulazioni vanno tutte a Birrificio Italiano, vincitore indiscusso. Avanti così per altri cent'anni!!! 

mercoledì 22 febbraio 2012

Never ending winter

Metti un gelido lunedì mattina di febbraio. Metti un cielo blu terso sopra e 10 cm di neve sotto. Metti un commerciante (io) e il beerblogger più r'n'r d'Italia (Leo). Metti un auto da riempire per il negozio e due pance da riempire con qualche liquida prelibatezza. A1 direzione sud.

Se il buon giorno si vede dal mattino, cominciare con degli assaggi di barley wine rende tutto maledettamente morbido e sfuocato. Entrare nell'antro sotterraneo di Toccalmatto con Bruno che armeggia con un siringone di plastica lungo 40 cm un po' spaventa, ma alla fine tutto si risolve in una serie ben ritmata di barley wine torbate, sour ale, etc; e, nonostante conosca piuttosto bene le produzioni del birrificio emiliano, è incredibile la quantità di produzioni sperimentali (e non) che si cela dietro le porte del birrificio. Ce n'è per tutti i gusti: dalla Oceania, una saison ben luppolata senza scadere nell'esagerazione - occhio la troverete ancora per poco alla spina da qualche parte - a imperial stout dimenticate chissà perchè nell'antro, sour edition e qualche sorpresa in arrivo.


Per non farci mancare nulla, facciamo tappa a Codogno dai ragazzi di Brewfist, birrificio giovane per anagrafica, ma maturo per scelte produttive e di comunicazione. Impianto bello grosso, un Pietro, già birraio presso Fullers e "Allo" (ormai nel roster del birrificio lodigiano) che armeggiano in sala cottura. Solida la loro line up a base di ales molto "anglofoni" come 24 K, Jale e Fear  e bombe di luppolo, già passate agli onori della cronaca: tra tutte Burocracy e Space Man.  Tenete d'occhio sia loro che il progetto del Terminal 1, il loro brewpub d'appoggio che aprirà a breve situato in zona strategica alle porte della città. 

Un unico rammarico: avere mancato ancora una volta la visita al birrificio Dada (probabilmente sepolto sotto la neve). Ma confido nella loro presenza all'IBF per rifarmi dei due tentativi falliti...