Mi ricorderò di questo festival come di quello delle birre eccessive: ibu smodati, randallizzazioni casuali e aromi sovrastanti. La mancanza di bevibilità affligge quasi tutti i prodotti luppolati,quasi a conferma delle impressioni espresse dalla giuria a Rimini. L'unica novità che si è fatta davvero apprezzare è stata la TenTen del Bi-du, birra in-your-face, ma coi suoi 10% nascosti chissà dove. A volte non c'è rifugio migliore della normalità, del piacere di prendere un bicchiere e sapere di arrivarci alla fine senza pentimenti. In questo mi hanno confortato alcune vecchie conoscenze e piacevoli novità. Della vecchia guardia impossibile non citare la Blond di Extraomnes e la Seta del Rurale (sì, è special, ma è sempre lei).
Chi più mi ha impressionato per scelte coraggiose e disprezzo totale per il trend è stato il vicentino Birrone. Perchè? Un appeal commerciale prossimo allo 0 (non me ne vogliano), birre semplici, pulite, "da bere" come direbbero loro: Scubi, una dark lager, genere molto spesso sottovalutato che il sottoscritto adora e Gerica, crasi perfetta tra Germania e America, tra erbaceo e agrumato. Rimanete puri! Per favore...
Una menzione aggiuntiva va al Birrificio Dada, un po' perchè se io non vado da Dada, lui viene da me, visto la sfortuna che regnava ogni volta che mi organizzavo per andare a trovarli. Produzione varia, sprazzi di iuessei nella loro Brown Ale e nella Cento, ma anche equilibrata sfrontatezza nella Tzara, la loro personalissima interpretazione di una blanche. Siete dei pazzi e, quindi, vi adoro.
Nessun commento:
Posta un commento