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Il tavolo da obitorio coi cadaveri |
Vivere in un'area fortemente urbanizzata, a volte, distorce il senso delle cose: il pensiero che ovunque la situazione sia così, che chiunque la viva come te. Poi prendi l'auto e, a solo un'ora e mezza dalla Brianza, ti ritrovi immerso in un'Italia completamente diversa, libera da quelle quattro mura di cemento, dove gli umani li incontri solo una volta ogni tanto. Gli umani che voglio incontrare io si trovano in un piccolo insediamento sulle colline della Val Grue e fanno la birra, dell'ottima birra... La parola
territorio accostata a
birrificio, nella maggior parte dei casi, mi provoca una perplessa ilarità, ma non posso non pensare che siano un connubio perfetto per i prodotti di Riccardo Franzosi e il suo Montegioco. Sì, perchè senza quell'attaccamento al proprio background, non avremmo mai avuto la Quarta Runa, una
fruit ale a base di pesche di Volpedo, o una Garbagnina a base di ciliege, o ancora la Mummia e la Open Mind, in cui l'incontro con la tradizione vinicola locale è più che accennato. Un occhio sul "terroir" e un altro sulla storia brassicola internazionale, per lo più orientato al Belgio, con una blond, la Runa, cavallo di battaglia del birrificio e "base" per gli assemblaggi con frutta o botti, o la Demon Hunter, scottish nei saccaromiceti, ma belga nel cuore. Parlare di stili a volte è fuorviante a causa dell'interpretazione intimamente personale di tutte le ales del piccolo birrificio disperso sui colli tortonesi. Loro non se ne curano. Perchè dovremmo noi...?
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