Se una cosa non la puoi avere, la brama
aumenta e non si placa finché non viene soddisfatta. Ma quando poi
l'oggetto del desiderio è tra le mani, la delusione è spesso alle
porte, l'idea che ci siamo prefissati è meglio della dura realtà.
E' un po' questa l'impressione che mi sono fatto sulla scena
brassicola svedese. Un grosso hype per via della sua (quasi) totale
assenza sui nostri banconi, racconti e recensioni che ritrovo
distorte o ingrandite. Con questo non voglio dire che le birre locali
siano pessime o altro, ma direi lontane dall'aura di mistificazione
che le avvolge.
Per me birra a Stoccolma è sinonimo di
Åkkurat: un posto caldo e accogliente, con una buona selezione di
bottiglie e una discreta quantità di spine. Si mangia bene, si beve
meglio. Gli rimprovero la mancanza di quell'integrità che,
probabilmente, non gli consentirebbe di rimanere a galla: la Stella
Artois nel frigo no. Punto.
Pollice su per la vienna lager dal nome
impronunciabile di Nynäshamn,
preferisco dimenticare Rainbow Warrior di Närke,
mappazza affumicata e piuttosto masticabile.
L'alter
ego dell' Åkkurat è l'Oliver Twist, locale votato più al luppolo
"stelle-e-strisce" che alle produzioni domestiche e qualche rincuorante
prodotto macro per non sentirsi persi nella foresta dell'ampia
offerta. Cado in tentazione e mi stappo una boccia di Ruination IPA
di Stone che ha il prezzo equivalente di CK One. Poi arriva una pinta
di Oppigårds Single Hop, ale floreale e dissetante a base di Styrian
che mette d'accordo sete e portafogli. Proprio Oppigårds mi
conquista con birre facili e precise, senza quella pretesa di
stupire. Come piace a me.
Se
cercate la Glenfiddich Warehouse, sappiate che ha cambiato nome in
Ardbeg Embassy, ma non si è mossa di un cm: locale un po' freddo e pacchiano, che però supera la ventina di birre locali alla spina e un infinito repertorio di Whiskys. Indimenticabile il
filetto di renna e il salmone, ma la buccia di banana questa volta si
chiama Indianvinken Pale Ale (IPA vi suona meglio?). Più volte
richiamo l'attenzione della cameriera dicendogli che ho ordinato una
IPA, non quel liquido fenolico e caramelloso che mi ha consegnato, ma
mi giura che è così.
La gita da Nils OscarBryggeri non porta a granché, perché la burocrazia svedese, quando si tratta di alcol, è più italica che nordica. Mi tocca comprare le loro bottiglie da Systembolaget e mettermi il cuore in pace. Niente di stupefacente anche in questo caso, ma ales e lagers oneste, che si lasciano bere. E a me questo basta...
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