Andare nella capitale del mondo occidentale per la seconda volta è un po' come camminare dopo essersi tolto i sassolini dalle scarpe: niente più code infinite per le attrazioni turistiche, basta sentir parlare italiano manco fossimo in piazza Duomo; solo il piacere di andare a zonzo per le strade, fermarsi dove si vuole, conoscere la città come se fossi (quasi) un residente. Inutile dire che il vero Beer Geek schifa la grande mela, lontana dalle IPA di San Diego e dalla West Coast in generale e, a volte, più vicina al nostro gusto europeo. Non è un caso se il mio amico Aaron decide di portarmi da Proletariat nell'East Village per un aperitivo (tutt'altro che) veloce: 6 spine su 10 sono occupate da birre europee, tra cui anche la nostra Perle Ai Porci. Schivo l'offerta esotica e mi concentro sulle quattro autoctone, rimanendo un po' deluso dalla scarsità della scelta. Allagash Blond mi riconcilia subito con me stesso.
Dopo aver specificato meglio la mia voglia di bere "americano", finalmente cominciamo a far quadrare i conti e ci dirigiamo sul lato ovest di Manhattan per qualche birra da Blind Tiger, locale già noto ai più, roccaforte della birra artigianale in città. Tante spine e anche un paio di casks per non farsi mancare niente, location bella, molto caotica. Ho solo una cartuccia da sparare e manco il bersaglio: bevo la Hop Sun di Southern Tier con mia grande delusione. Sarà per la prossima...
La giornata successiva impone una sortita a Brooklyn dal beershop consigliatomi dal birraio di Captain Lawrence. Il Bierkraft a Park Slope è bellissimo, mi ricorda un po' "casa" con qualche miglioria e una scala decisamente statunitense: 12 spine e 3 real ales. Non si può chiedere di più. Mi secco velocemente la Cream Ale di Newburgh per poi passare alla Spice Of Life, single hop Citra di Sixpoint. S-P-E-T-T-A-C-O-L-O!!!
Mi dicono sia la settimana della birra del Maine e senza ulteriori indugi, ci spostiamo a Hell's Kitchen da The Pony Bar, forse il meno estetico di tutti i locali visitati, ma, anche se l'occhio vuole la sua parte, gli perdoniamo il look un po' da sport bar quando vediamo 30 spine interamente consacrate al Maine. Immancabile selezione di Allagash e poi Sea Dog e Main Beer Company; un tripudio di ales acide e non, accompagnate dalla classica aragosta che ci confortano dalla pioggia che si sta abbattendo su di noi.
Ci teniamo per l'ultimo giorno quello che è (ora) considerato da tutti i newyorkesi come il migliore craft beer pub. Alewife nel Queens... Il locale è piuttosto grande, su due piani, con un bancone grosso da cui svettano 40 (leggesi quaranta) rubinetti, che però si perdono nella generosità della sala. Anche qui Allagash la fa da padrone per via della Maine Beer Week, ciò nonostante ci restano 30 vie da assaggiare. Apro le danze con la Cream Ale di Empire Brewing, genere di cui sono ormai diventato abbastanza esperto, per poi buttarmi sulla Sawtooth Ale di Left Hand e chiudere in bellezza con la Rastafa Rye Ale dal cask di Blue Point.
Faccio un appunto: nonostante la sterminata offerta di birra BUONA che è presente in ogni dove, spesso bisogna confrontarsi con una mediocrità nel servizio che, visto il prezzo medio di 7 $ per le americane e di 8 $ per le straniere, resta imperdonabile.
Nessun commento:
Posta un commento