E' innegabile. In America tutto è grande: la auto sono grandi, i grattacieli sono altissimi, i pub hanno 40 spine, i fermentatori dei birrifici sono alti come palazzi... O per lo meno lo sono quelli di Captain Lawrence, piccolo (argh!!!) birrificio 40 km a nord di New York, a Elmsford, paesino disperso nelle campagne lontane dalla metropoli.
Il birrificio aveva attirato la mia attenzione grazie alla sua produzione, sia di birre iperluppolate, che di sour ales: i classici due piccioni con una fava.
E così dopo un lauto banchetto all'Oyster Bar del Grand Central Terminal, tappa fondamentale per chiunque sia un amante dei frutti del mare, saliamo sul treno che costeggia l'Hudson River fino a Tarrystown.
Arriviamo ad un complesso industriale nel mezzo del nulla in cui svetta un enorme silo per i cereali, ci addentriamo nell'ampia tasting room dove ci attende Aaron, manager dell'area accoglienza del birrificio. La sala cottura è grossa, ma non gigante, quello che lascia a bocca aperta è la "cantina": l'impianto da 30-35 Hl (mi perdonerete se non sono una cima con le conversioni) lavora non stop per 4 cotte al giorno per mettere nei fermentatori dai 12.000 ai 15.000 litri di birra ogni giorno. Questo immane sforzo - penserete voi - va a beneficio di una nazione molto estesa, mentre la realtà impone che le birre di Captain Lawrence siano reperibili solo nello stato di New York, con due eccezioni: Philadelphia e Boston. Si produce di tutto: dalla Koelsch, alle ben note IPA e Double IPA, passando per prodotti particolari, come la Weizen Bock e la Berliner Weisse a beneficio dei soli avventori della tap room. Incredibile, la capacità del birraio italo-americano Scott Vaccaro di produrre anche delle ottime sour ales come la già citata Berliner Weisse e la Hops n' Roses, passata in botte con rosa e ibisco.
Se le birre di Captain Lawrence si trovano sì e no in un pub su tre nella grande mela, in ogni dove ho trovato gli ottimi prodotti di Sixpoint, piccola gemma nel decadente borough di Red Hook, sud di Brooklyn. Nonostante il quartiere sia desolatamente noto per essere la capitale americana del crack, il quartiere si distingue nell'ospitare il secondo birrificio newyorkese più venduto (dopo Brooklyn). L'ambiente è piccolo e accogliente al suo interno, un impianto di dimensioni decisamente "italiane" trova spazio in una piccola costruzione in mattoni. Questa è la facility secondaria, dove vengono prodotte le birre one-shot, le stagionali e le speciali.
La gamma base viene prodotta e inlattinata 120 km più a nord in Pennsylvania per far fronte all'enorme richiesta di birra in NYC.
Nonostante la sala di cottura di Red Hook sia stata devastata dall'uragano Sandy a settembre, l'inossidabile spirito americano ha fatto sì che si tornasse velocemente in affari con una produzione sterminata di birre ad hoc.
Il Citra resta ancora il luppolo più di moda anche oltreoceano: grandiosa la serie Spice Of Life monoluppolata e la Oyster stout disponibile in pochissimi posti scelti. La serie di produzione base trova i suoi highlights nella Double IPA Resin, più west che eastcoast e nella Bittersweet, una cream ale davvero easy to drink ma coraggiosa.
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